ARTE COME TOTALITÀ


“Essere artisti significava avere l’immensa libertà di lavorare con qualunque cosa o con nulla”

Marina Abramovic

 

Ho sempre vissuto l’arte come una totalità, come una moltitudine di linguaggi che ti investono, ti scuotono, ti emozionano, ti innervosiscono e, perché no, a volte ti possono anche deludere.

L’arte è qualcosa che ti passa attraverso la pelle, che non sempre ha bisogno di spiegazioni o chiarimenti, ma è semplicemente come è, come chi l’ha creata ha deciso di proporla al mondo. Come sostiene Hans Ulrich Obrist, l’arte è possibilità di cambiamento, empatia e coraggio di esprimersi. Il gesto artistico è un mezzo di comunicazione, la forma più semplice di linguaggio universale e capace di arrivare a tutti.

Attraverso l’arte si possono esprimere idee, far nascere rivoluzioni, focalizzare l’attenzione su dettagli minimi o enormi, il tutto sempre avvalendosi di punti di vista oggettivi e soggettivi. Ho sempre creduto che, al di là di alcuni principi oggettivi e assoluti presenti nel sistema artistico, ognuno possa interpretare l’arte a proprio piacimento e trovarne qualcosa di più o meno vicino alla propria sensibilità e al proprio vissuto, un ricordo lontano, un’emozione recente.

Il tutto senza paura di interpretare erroneamente il messaggio dell’artista; l’arte è libera e così sono libere le sensazioni ed emozioni che essa provoca.

Un altro aspetto che Hans Ulrich Obrist nel libro A che cosa serve l’arte (Marsilio, 2023) sottolinea riguardo alle arti contemporanee è la loro varietà di linguaggi in grado di coltivare la diversità e resistere al progressivo uniformarsi dei modi di vivere. Confido molto nella forza dell’arte come insieme, come contenitore di diverse pratiche, e credo fermamente che la sua potenza risieda nell’aspetto multidisciplinare che la contraddistingue.

Personalmente, sono sempre stata affascinata dall’utilizzo del corpo per fare arte, dalla performance che utilizza il corpo e le sue possibilità per analizzare, ripensare, studiare o semplicemente modificare il mondo intorno a noi. E lo fa attraverso quello che accomuna tutti, il corpo appunto: un corpo che si trasforma, crea, critica, fa riflettere, un corpo che è in relazione con l’ambiente che abita e il pubblico a cui si rivolge.

L’arte deve mettere in comune le conoscenze, non confinarle. Ogni gesto, creazione e idea artistica ha il suo spazio nel mondo dell’arte, uno spazio per esprimersi ed evolversi. Paul Klee diceva che l’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è. L’arte dà spazio a ogni tipo di comunicazione ed è spesso l’unica via attraverso cui alcune idee ed emozioni vengono alla luce.

Ritengo quindi che l’arte sia necessaria alla vita perché è il mezzo più semplice di espressione, una comunicazione istintiva e naturale. Non sempre, come pubblico, siamo in grado di comprendere fino in fondo ciò che l’artista vuole comunicare, ma credo che sia bello così, che ognuno prenda un pezzetto e lo faccia suo, che trovi nell’opera quello di cui ha bisogno e lasci quello che magari ha già trovato. L’arte va vissuta sulla pelle, d’istinto; e come sappiamo, l’istinto non sbaglia mai.

Costanza Paolini
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